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      by  M.A. Doria

La Chiesa della SS. Trinità "Rossi o dei Battuti"


Per chi osserva la chiesa della SS. Trinità passeggiando lungo la riva del canal Vena e non ne conosce con precisione la storia la potrebbe credere appendice della vicina S. Giacomo che maestosa vi sorge accanto. In realtà, a parte la stessa collocazione nel cuore della città, distinta è la storia dei due complessi religiosi. Infatti, la chiesa, oggi dedicata alla SS. Trinità, e che i più giovani probabilmente non avranno mai visto aperta, a causa di un restauro che si protrae ormai da anni, era, nella sua fabbrica cinquecentesca, nota come sede dei “Rossi” o dei “Battuti”. Confraternita religiosa nata a Chioggia per volere di fra Paolo Barbieri e con sede eretta nel giardinetto (“viridarium”), accanto al Palazzo Comunale, allora ridotto a deposito di immondizie. Fu così che in città sorse, nel 1528, la sede dei “Rossi” così chiamati per il colore della toga che i confratelli indossavano, una scelta probabilmente non casuale ma motivata dalla necessità di mimetizzare il colore del sangue che fuoriusciva durante la pratica dell’autoflagellazione alla quale si rifà l’appellativo di “Battuti”, ritratti con i flagelli in mano, ai lati di una croce penitenziale, sopra l’ingresso della chiesa. Se la chiesa fu rifabbricata nel su progetto di Andrea Tirali, dell’antico complesso si conservano ancora oggi l’oratorio ed il vicino campaniletto che una iscrizione leggibile dal cortile interno data al 1634 sebbene alcuni studiosi lo ritengano del 1691. Suggestiva e singolare è la veduta prospettica che si presenta agli occhi di chi il complesso religioso.

Chi vi entrerà, infatti, sarà accolto da una chiesa sorta su una piana a croce greca ma sentirà lo sguardo rapito da ciò che sta oltre l’altar maggiore, con la raffigurazione della SS. Trinità, e che, volutamente, quattro poderose colonne in marmo lasciano intravedere: l’antico oratorio dei Battuti. Ambiente impreziosito da uno splendido soffitto a cassettoni adorno di tele di pittori del calibro di Paolo Piazza, Alvise Benfatti, Palma il Giovane, Andrea Vicentino. Fu l’aggregazione, nel 1580, all’Arciconfraternita della SS. Trinità romana ad aumentare prestigio, numero di affiliati ma soprattutto i fondi che permisero il rifacimento del soffitto dell’oratorio arricchito, a partire dal 1594, di tele raffiguranti, con chiari intenti didascalici, scene dell’Antico e del Nuovo Testamento. Nulla rimane dei dipinti che ornavano le pareti firmati Pietro Damini, Andrea Vicentino e Giacomo Palma sottratti al tempo delle spoliazioni napoleoniche. All’antica congregazione era legato il culto e la devozione per la Madonna dell’Asinello della quale, fino alla chiusura per restauro, si poteva ammirare, in uno degli altari laterali, il complesso scultoreo in legno raffigurante la Sacra Famiglia (attualmente conservato presso il museo diocesano). L’immagine ricorda un’apparizione avuta nel 1615 da frate Adamo da Rovigo, di passaggio a Chioggia, il quale, guardando dalla finestra della stanza del convento dei cappuccini (Ca’ di Dio, attuale sede della Biblioteca Civica) che lo ospitava, aveva visto, davanti alla processione che annualmente i Battuti facevano fino alla chiesa della Beata Vergine della Navicella, la Madonna con il Bambino, in groppa ad un asinello, affiancati da S. Giuseppe (iconografia tipica della sacra famiglia in fuga verso l’Egitto). Ottenuto, nel 1617, il riconoscimento dell’autenticità del fatto i Battuti iniziarono a far precedere (fino al 1877) le loro annuali processioni da un’immagine che ricordasse il fatto prodigioso. Il culto per la Madonna dell’Asinello andò scomparendo agli inizi del 1900 con lo scioglimento della Confraternita stessa.Valeria Vianello

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